Autore: mp47pasquino
Passa nel filo
vago, lo specchiar del lago,
attratto panfilo d’altura
valicar l’onde di natura
impenni gorghi e turbinale
nel riparar tra braccia d’un pontile.
confessa
orrido quel pasto
il giacer tra fauci maldestre,
l’orripilante stato ad accasciar funeste,
morsi di ganasce muscolose
d’un autoarticolato il passo,
maschera scolpita su nero asfalto…
da quei denti aguzzi d’acciaio temperato
il digrignar fendenti lungo il fato.
Di chi t’ha profanato,
di quanti fosti e di quali fasti
il variegato d’ignobili fetonti,
maschere di facce toste
assise al desco a vantar di costi,
lo scorticar schiene fiere
le decorticanti curve altere
di caste dame giammai sincere.
L’apporre quel respiro
razziare pelle
a profanare corpo ed affondar lo sporco
bieco usurpatore di beltà, a cotanto porco
gli si allunga il naso gran tapiro.
Poesia scritta il 18/02/2011