Il fiume scendeva a valle,
per bagnarsi di mare,
ma le onde si fecero muro,
alte da fare il cielo scuro,
per impedire che il salato
venisse dal dolce toccato.
Allora il signore della montagna,
che aveva una pecora per coperta
e un’asina per bere latte,
respirò il suo alito di neve,
addosso al mondo intero.
Così, quando il sole giallo
la bianca scorza sciolse,
tutte le onde del mare
si bagnarono d’acqua dolce.
Amo la notte che mi dona le ali degli angeli
la notte è la mia penna
e il cielo è l’inchiostro indelebile per le mie emozioni.
Dipingo le parole
le coloro intrecciandole tra loro
le prendo per mano portandole
là dove vuole il cuore.
Con le parole posso volare
arrivare là dove mai potrei
con le mie spoglie mortali
e nell’ombra le immagini
sono più vive nette quasi reali
e i miei sensi all’erta
raccolgono ogni scintilla
ogni sfumatura ogni sussurro
e così…
notte dopo notte
ad ogni alba tornando a me
sono ricca di nuovi sogni
dolce compagnia
per i miei paesaggi di vita.
E così rubo il respiro di chi parla
i sogni gli affanni
e l’anima mia splende invocando
il calore dell’oggi del domani del sempre.
Angeli soffiano Piume
D’ incanto e neve.
Volano-bassi.
Sulle nostre lacrime e piaghe.
Pietosi stendono
Sulla pelle dell’ anima.
Il loro mistico unguento.
-Cantano-
Oltre ogni limite e tempo.
Delle nostre lacrime.
Ne fanno Corona di Perle.
-Danzano-
Nell’abbraccio di tutto
l’ Universo.
Miriadi di stelle
Piovono
Sulla misera Terra.
Che dir di me,
se al corpo tuo l’ardor
che un giorno esplose, dentro germe
ch’è d’animale lo sbuffare dalle nari
che di furor t’avvinse
e di brandir quel sesso ancor ne muore.
Non è più gioco
quel carezzar d’un soffio
che lingua scenda ancora un poco
a leder pelle a lambir ancor quel graffio.
Che dir di me
se fremo alquanto all’epitaffio
se torno ai baci e poi mi schianto
se poi l’ansimar di maschio
ed il brandir sussulto mi fregia di passione.
Che dir di me
dell’egoismo dentro che ribolle
dell’ossessione che trasforma pelle
e ne diffonde orge da dimenticare.
Che dir di me
dei tempi lunghi dell’attesa
infervorati dalla bramosia
e il gioco delle parti inverse
e l’ampia libertà di cavalcare
un giorno.
Che dir di me
oggi, che non più vero,
oggi che…
ti racconto quei sogni che hai vissuto
mi mancano quei giorni, son sincero
averti mia e scimmiottare sesso
privarti del fiato ad ansimare
quasi,
mi sento in colpa averti dato
quel troppo a sopportare.
che oggi non saprei
eroe del tempo, dove poter ricominciare.