Autore: Elena Artaserse –
Dove la terra finisce
e cede il passo al mare
io mi smarrisco
contemplando il passato
che non sempre ha corrisposto
alle mie attese.
Autore: Elena Artaserse –
Dove la terra finisce
e cede il passo al mare
io mi smarrisco
contemplando il passato
che non sempre ha corrisposto
alle mie attese.
Autore: Elena Artaserse –
e il suono del mio antico pianto.
i semi di ricordi nuovi.
e farmi vivere ancora un tempo nuovo.
Autore: mp47pasquino –
Ingordo lo sgranare
d’uno sguardo,
incido petali e d’olfatto
al mio sognare…
vivo.
Ciò,
sommergerà mia valle
d’impropria levatura,
mentre piove,
un canto tra le calle
scioglie
antiche nenie dirette in ogni dove…
silente,
limacciosa, uggiosa
guazza, che al colle sali
impregni mie membra e i mali,
avvolgimi fra i tuoi strali
che l’umido mi pregna triste sposa…
poi,
se doglianza impreca,
l’arte d’un vecchio calpestata
tra i sussurri di una vita disagiata
s’albeggia folle e si disgrega…
tra ordire maglie e pelle magra
screpolate e anguste vie ti nega,
tra vette da scalare,
veti che l’età…
castiga,
tra pene e affanni ti diniega.
eppure l’imbrunire a sera
presagia
le calure attorno al desco
dove la famiglia ch’è distratta,
si ritrova più sincera,
attorno ad un tavolo a mangiare pane fresco…
comodo sarà quell’accudire
a quel minimo di me che ho da dare,
in verità m’appare
non più amore ma tepore umano a lesinare…
a piè di pagina la vita
scrive angoli sbavati dell’essere che fu
tra le contorte ossa la pelle s’è arricciata
ti guardi in quello specchio ti chiedi se sei tu.
scritta il 17/04/2010
Autore: Elena Artaserse –
Autore: Elena Artaserse –
Autore: Elena Artaserse –
Autore: Elena Artaserse
*
Per tutta la durata del giorno
risuonano
frenetici
i miei passi a labbra strette
saltano sotto l’arco sensibile
gradevoli come pensiero che sfiora
la trama d’un sorriso di sera
ed al mattino
per quell’altra vita una promessa.
Autore: mp47pasquino
Chiodi inflitti
inferti su croce appesa
e pelle arsa, come tesa di tamburo
smorza gemiti latrati, come cane morso
da lupi assatanati…
Dove le carezze
d’un mondo famelico e schifezze
torvo e bieco
d’egoistico interesse e cieco
E’ del sentor d’intorno
il pregnar pugnace di brute e sozze
scorribande, abomini e nefandezze
perpetrate con sentor di pegno
da chi si crede padreterno
Così gli afflitti
seviziati e distrutti da conflitti
piegati, genuflessi e irretiti
soccombono coscritti e inebetiti
Come l’andar ramengo e spurio
tra carenze ed albergar tugurio
baracche di cartoni e di fortuna
di profughi fuggiaschi al chiar di luna
Come che risolvere i problemi della terra
un ecatombe monda, con le bombe e con la guerra!
*
Son tanti gli anni
ma ancor d’essi io vivo
ed in eterna dedica
io canto.
Ascolto una brezza che sa d’antico
ed alla fine del viale,
rimango in attesa.
Son tanti gli anni
in cui sprofondano i miei pensieri
andando lontano ad una riva.