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Autore: mp47pasquino
Che dir di me,
se al corpo tuo l’ardor
che un giorno esplose, dentro germe
ch’è d’animale lo sbuffare dalle nari
che di furor t’avvinse
e di brandir quel sesso ancor ne muore.
Non è più gioco
quel carezzar d’un soffio
che lingua scenda ancora un poco
a leder pelle a lambir ancor quel graffio.
Che dir di me
se fremo alquanto all’epitaffio
se torno ai baci e poi mi schianto
se poi l’ansimar di maschio
ed il brandir sussulto mi fregia di passione.
Che dir di me
dell’egoismo dentro che ribolle
dell’ossessione che trasforma pelle
e ne diffonde orge da dimenticare.
Che dir di me
dei tempi lunghi dell’attesa
infervorati dalla bramosia
e il gioco delle parti inverse
e l’ampia libertà di cavalcare
un giorno.
Che dir di me
oggi, che non più vero,
oggi che…
ti racconto quei sogni che hai vissuto
mi mancano quei giorni, son sincero
averti mia e scimmiottare sesso
privarti del fiato ad ansimare
quasi,
mi sento in colpa averti dato
quel troppo a sopportare.
che oggi non saprei
eroe del tempo, dove poter ricominciare.
Poesia scritta il 16/09/2010