A te, amico
Con te assiso
v’è il trono
a riempir quel vuoto
che nell’arte della parola
aveva istanza del sapere,
misero è lo sguardo
là nella penombra
dove lo sguardo mio
or si posa
senza che noti vita.
A te amico d’un tempo antico
che del verseggiar m’inseminasti il vanto
tendo or la reduce mano
affinché mai da solo
del cammino
non ne affronterai
il crucciato calpestio,
e seppur di baruffe
ne facemmo giornate
nel tempo rimasto dividemmo
i tanti dolori e il piacer
pe’ versi.
A te amico caro
va i’ pensier mio
in questo doloroso giorno
e t’immagino assiso in serpa
nel viaggio tuo
verso l’amor perduto
certo che l’incontrerai
nel grado del Signore.
Mesto però è il cuor mio
or che perso ho
il capomastro del verso mio…
© Saverio Chiti, 30 aprile 2025
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