Seduto sul baratro della follia
Autore: Saverio Chiti –
Seduto sul bordo del baratro
guardo oltre il vuoto
e non riconosco quest’orizzonte
che nell’infinito si disperde,
l’aria mi brucia in faccia
e il vento, il vento arriva
alle mie spalle
e pare accarezzarmi la pelle,
invece m’invita al salto…
È tanta la voglia di cedere all’oblio
odo una lontana voce amica
è un dolce richiamo alla vita
quasi un sussurro che sale
dal bosco di betulle e pini
che ora chinano le alte chiome
flettendosi quasi al suolo…
Nell’aria si librano gli amenti
mentre la terra è cosparsa
di acheni,
canta ancora per me quella voce
e tutto mi sembra una cacofonia
distorta dal vento, che inesorabile
mi rammenta ciò che ero
e ora non più sono…
Infine mi lancio, e come un falco
prendo il volo verso l’azzurro
del cielo,
superando l’abisso sotto di me
nel vento plano verso il tramonto
in alto, sempre più in alto salgo
il sole è ora la mia meta
come a lasciarmi indietro
quel buio
che in parte ha gelato
i pensieri miei,
aspiro al calore di quella luce
e volo, oh si volo
volteggiando ora fra I cumuli
e dopo più su fra i cirri
così candidi da sembrare
piume di quell’angelo
a cui vorrei arrivare…
Chiudendo gli occhi
e mi lascio andare
precipitando verso il fondo valle
forse i vivaci fiori,
così come il soffice prato
smorzeranno la risoluta caduta…
Di nuovo apro gli occhi
ed è giorno
i primi raggi di sole filtrano
dalla finestra
sicuramente è l’alba
faccio però fatica a capire
un attimo fa ero in volo
per poi cadere
adesso sono qui, fra queste mura,
non riesco a realizzare dove sono
poi si apre la chiusa porta
è lei, che ogni mattina
arriva di buon ora.
Vedo che sei già sveglio,
meglio così
è il momento dell’iniezione,
allungo il braccio
scoprendolo appena
adesso con la mente di nuovo
sono seduto ai bordi del baratro,
poi però, tornerò a volare…
© Saverio Chiti, 21 dicembre 2024
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