Io mi dileggerò (forse qualcuno gioirà)
Autore: mp47pasquino –
Non vorrei
che ti abbisogni il mio respiro
che di me sfruttassi le parole, ho il vezzo
d’esser molto variegato e al tatto m’avvizzisco.
Scrollami dagli occhi
ho la pandemia, hai paura che ti tocchi…
solo una parola ho, che non fa male,
magari fuori lista di quella commentale.
Eppure serro
in appropriate stanze se non erro,
simpatia che gestisco allegramente…
senza timore non chiedo nulla, sono stanco effervescente.
Io mi dileggerò
sbranando versi e prosa arrancherò
nella graticola a rosolare riversi sol per me
non avrò rispetto per uno, che scrive come me.
Tra i miei guanciali
poserò il capo, senza alloro e senza vanto
non contemplerò la gioia che mi legge tra gli speciali,
io metterò sordina senza pali, dignitosamente negli annali.
Ei mi fu funesto, il tempo al destro
lesse pronto, ed io maldestro…
ancora a decantar prosastica rimata
che colpi duro il nefasto da far morire parola delicata.
Nell’Ade fu promessa sposa
la mia parola incolta come prosa
cacciata a sprofondar inferno
senza carta e penna io sono infermo.
Eppure ci incontrammo a Timbuctu
tra fachiri e rabbi avevi due anni o forse più
tosavo ovini e versavo penna in pergamena
e tu beavi al suono di una cantilena…
eppure sono ancora
ma non mi riconosco cosa, nemmeno se dileggi
tra le mie carte, solo parole senza senso che il bianco decolora
solo un mormorio, suoni negli anfratti che stonano l’aurora.
Autore: mp47pasquino
Poesia scritta il 13/06/2009