A volte ritorno su quella viuzza stretta,
dove a stento si passava con la vecchia moto,
ricordo ancora una finestra verde ed una porta
e le sedie davanti al bar
e torno a guardare…
ora non c’è più quella casetta di pietra e mattoni…
ed i miei ricordi si perdono tra le mura
di quel palazzo, cominciato e mai finito…
così come son svaniti nel nulla
ricordi
d’un luogo che il tempo s’è portato via.
Archivio mensile:Giugno 2023
Orripilante pasto
Autore: mp47pasquino
Passa nel filo
vago, lo specchiar del lago,
attratto panfilo d’altura
valicar l’onde di natura
impenni gorghi e turbinale
nel riparar tra braccia d’un pontile.
confessa
orrido quel pasto
il giacer tra fauci maldestre,
l’orripilante stato ad accasciar funeste,
morsi di ganasce muscolose
d’un autoarticolato il passo,
maschera scolpita su nero asfalto…
da quei denti aguzzi d’acciaio temperato
il digrignar fendenti lungo il fato.
Di chi t’ha profanato,
di quanti fosti e di quali fasti
il variegato d’ignobili fetonti,
maschere di facce toste
assise al desco a vantar di costi,
lo scorticar schiene fiere
le decorticanti curve altere
di caste dame giammai sincere.
L’apporre quel respiro
razziare pelle
a profanare corpo ed affondar lo sporco
bieco usurpatore di beltà, a cotanto porco
gli si allunga il naso gran tapiro.
Poesia scritta il 18/02/2011
Avrei voluto
Avrei voluto sorridere guardando la luna
avrei voluto scrivere tra le braccia dell’onda
avrei voluto crescere come vulcanica cima.
Ma ho solo lasciato correre ciò che spontaneo stride
cercando spine d’agave e cocci di vetro
colorati d’acrilico.
La notte del pensiero
Si fatica a genuflettere
stanche ossa
calcinate dal corso di eventi
che corrosive asperità
regalano ad ogni passo,
insicuro ed incerto,
nella sera che sempre prima
comincia a calare
il suo sipario su questa tribuna
per oratori muti e
spettatori sordi.
… è notte per il pensiero.
Dove…
C’era una casetta laggiù,
in un punto a mezza costa
non so dove,
fatta di tufo e pietre e calce,
le scorreva accanto un rigagnolo
l’acqua morta (la chiamavano)
sorgeva spontanea non so da dove
e sempre spontanea s’inabissava
non so dove…
Ricordi…
vecchi ricordi che a sprazzi e barlumi
mi portano lontano
non so dove…
A volte ci penso e m’arrovello
Dove son finiti i miei ricordi?
E ripenso a volti e figure,
che andavano e venivano
difficile a dirsi dove o da dove.
Del mio intimo i bagordi
Autore: mp47pasquino
Ei tu che debordi
del mio intimo i bagordi
ingoi strade
di suole e tacchi calpestate
ognor t’inventi una parola
a graffiar gli occhi
E…
Tu che propendi
nell’ispirar pretendi
classifiche dai podi altolocati
e affondi parole e frasi
tra incolte stasi
E…
Tu dei mai nati
nel conio aureo il declamare
fosti grullo ed empio
dalle parole ricavar lo scempio
E…
t’inalberi tra fronde arse
dai verdi foschi e duri
parole affustellate per gli impuri
di quelle di traverso il gusto
di quelle che san far trambusto
E viaggian su cieli intonsi
traspiranti azzurro mare
a giocar tra nuvole di santi
stese ad asciugare al sole
saran dei prati, le viole
saran profumi da stordire
che cadran seppur’odorose
tra spine e rose ad acclamare
nero e felino
Si fe’ del buio
il manto tuo, così scuro
da impallidir la notte…
eppur sento il tuo respiro
che in fusa amiche
mi sollevano
dai cattivi pensieri…
ah se i gatti neri
potessero parlare in proprio,
sarebbero parole d’amore
che in loco, attraverserebbero
le antiche mura
di questa mia alcova
ch’è misura, di sì tanto amore…
e mentre t’accarezzo
con languida voluttà
vedo gli occhi suoi
guardarmi al buio
con enfasi di piacere
nell’appagamento di noi.
© Saverio Chiti, 12 giugno 2023
Viandante senza meta
Ho sorriso a lungo
pensando all’anno in cui,
vicino al sentiero del serro di zia Nora,
il vecchio pesco fuori tempo era fiorito.
Là sorge ancora l’acqua del canneto
che scorre rotolando tra i sassi
per andare al suo rigagnolo nascosto.
Ed era cresciuto anche il muschio
sulle vecchie pietre con le incisioni,
che qualcuno aveva lasciate là
per te che saresti passato dopo
viandante senza meta.
E tu…
immancabilmente sei giunto
solo, senza bisacce e senza meta.
Allo specchio
Sono rimasto in piedi
solo di fronte a me stesso
ma solo e sempre solo.
Ho guardato il mio corpo allo specchio
controfigura di un ritorno mancato
ed ho lasciato le mie vesti
nella vecchia casa
dove solo un cane era rimasto
seguendo un buco aperto.
Non ci sono steccati
dove le idee danzano
ed i calabroni ronzano.
La carezza di un sogno
Autore: Elena Artaserse
In un’atmosfera senza tempo
lasci la terra dei tuoi sogni infranti
e traduci in realtà
la menzogna degli uomini.
In mari sconosciuti ti avventuri
su una scialuppa
che ti allontana
dalle sofferenze e dagli inganni.
Insegui il tuo orizzonte
forse non rivedrai
le tue radici sepolte
amara è la tua sorte.
Cerchi un’isola di libertà
per inseguire la carezza di un sogno.
Il bizzarro tributo
sarà soltanto il canto misterioso delle onde , fratello mio!