C’ è un posto diverso
Dove tu non puoi entrare.
Nella porta del mare
Senza orpelli
di margini e tempo
Senza stringhe
e memorie di vento
Lasciami andare!
Oltre la porta del mare
C’ è il ventre profondo
del mio amato mondo
Da conoscere e solo da amare.
Forse non basta
vederti riflessa
dove l’empireo
si colora al giorno,
deserti aridi
sono del tempo
i nostri respiri.
Forse non basta
guardarti composta
in una grandezza
dove battito d’ala
porta amore
e dove il silenzio
abbraccia l’inverno.
Manchi a La Gallinola ai sentieri al passo al coro sommesso delle voci amiche manchi ai giorni pieni di patimenti e affanni, inquieti… eppur sereni vuoti ora dei tuoi silenzi e delle tue preghiere
ma alberghi nel pensiero e nel cor di chi ti ama e chiede nuova speme al tramontar del sole. Germogli ovunque, Eterna Primavera e al melodioso canto del pettirosso e al grido d’una rondine nel cielo.
Giunge a ritmar quell’eco, ignobile vagante… bieco arriva a ciel sereno, il suo mutar vibranti frasi, stolte, nel dire il vero e più non v’è ristoro a quei ricordi e il nero d’un mantello tragico che stende tra le piaghe da sanare d’un insolito campar.
Ricordi che celano vagar di anime giulive, in quell’accudire sogni e il sospirar, l’ardore di una tenera carezza tra le brulle mura di una catapecchia…
rammento il suono delle risa, dei compagni al gioco e i pianti di quei pochi vizi soli da sognare.
Nulla è mai lasciato al caso né l’acuto grido di chi reclama vita, l’eco ancora mi sovviene e addita preamboli ancestrali e il tempo bieco macinando rotola la china da salire…
ti raccogli e scruti in fondo il cupo retro, del dove finiscono quei sogni del mai addivenire e rodono com’acido letale tarpando le mie ali, il solo camminare blando mi è concesso… calpestare gli ideali!