Autore: Rosetta Sacchi
Archivi giornalieri: Marzo 19, 2023
Stazioni
Autore: Rasimaco
Ho visto tante stazioni in vita mia,
andar e partir di treni,
volti a volte tristi ed a volte sorridenti
ma in particolare ne ricordo una
con un corpo bambino e la madre gravida.
Era un giorno privo di suoni
le ginocchia, le spalle, la mente
tutto
mi parlava chiedendomi
-perchè-
Risposte non c’erano.
E continuavo a guardare quella gente
salire e scendere, scendere e salire
un moto perpetuo senza perchè.
Sono rientrato in casa mia strusciando
i piedi sul lastricato e ad occhi bassi…
quel giorno era morta mia madre…
Un tempo che fu (di padre in figlio)
Ci fu un tempo passato
che mi vide figlio
avanti d’essere padre
e mi trovò allievo
prima ancora di consigliere…
ricordo quel tempo
con reale piacere
quando al finire della sera
poggiavo la mia chioma di bimbo
sulle sue ginocchia, e attendevo…
aspettavo quella dolce mano
che mai mancava di una carezza
e la voce sua in amorevoli bisbigli
Si è perso nel tempo,
il tempo che fu…
ora mi lascio accarezzare
d’altra gentile mano
e cerco nel suo sguardo
quel tempo lontano, che sarà…
nei suoi occhi di figlio
c’è tutta la gioia per il domani
per quel tempo che
sempre più è certezza
e con tenera carezza,
dispenso a lui
come un tempo che fu
mio padre faceva con me…
non comandi e imposizioni
ma solo pacati consigli
Ci fu in un tempo mai passato
un figlio che ancora ricorda
un padre perduto
che mai nessuna memoria
cancellerà dal cuore
laddove in eterno la sua orma
per sempre ha lasciato.
@ Saverio Chiti, 19 marzo 2023
Come l’Araba Fenice
Autore:. Gabriella Afa
Improvvisamente,
un giorno di primavera,
caldo, tranquillo, familiare,
la mia vita è andata in frantumi.
Immobile,
muta sul mio dolore,
senza lacrime,
nel cuore arido
come deserto senza vento,
senza vita,
nuvole e nuvole
passano nell’anima
senza fermarsi,
senza tregua.
Lontano,
un lamento doloroso
di agonia senza morte.
E il colore
non è più colore,
ogni attimo
è eterno,
rallentato nel dolore,
che come goccia su roccia
scava inesorabile
senza pietà, senza riguardo.
Cresce la rabbia dell’impotenza
per l’incapacità
di cambiare le cose.
Raggomitolata nell’oscurità,
sacco vuoto, dimenticato,
osservo la mia vita
spezzata che non so come ricomporre.
Un grido
squarcia il buio,
poi il silenzio……
E risorgendo dalle mie ceneri,
come l’araba fenice,
faticosamente
torno a far volare
l’anima
verso i miei domani.
Gabriella Afa – Settembre 2011