Sono triste, la mente inerte,
del perché mi sfugge il mistero.
Ovattata è la gioia di un tempo,
sordo il sentire profondo
di un Dio che sorregge e consola. Vorrei tra le mani un bel sogno
vivo come tante albe lontane
ma reclino la testa perché
sono vuoti i pensieri che stringo. Sto forse cercando carezze
per versare lacrime calde
che contengano essenza di vita
e un contatto umano d’amore. Malinconica uggia di un giorno
dove il tempo par che ristagni;
ma domani vorrò viver cent’anni
belli e vivi e ancor nuovi perché
ogni giorno il sole risorge
e appassisce sol chi si muore.
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