Simbolo di sconfitta
è sempre il compromesso
nel pudore verso te stesso.
E canti le tue ragioni
note di un pentagramma
ormai stinto
tra le maglie del tuo essere
come il fumo che accarezza
mani ormai rugose
del suo acre aroma impregnate.
Irrompere l’arcano lido svettando flutti tra marosi ed approdar laddove l’eco appare…
soavi suoni magistralmente flessi ed arpe celesti al tocco di una fata, stanno a strimpellar pelle e sensi dell’udito accovacciati al senno, da bagliori di serenità…
eppure sono un semplice tassello dov’è la frode che sgorga a malmenare fede e la ragione oscillo tra miei sensi, postumi di volgarità…
quante trame ha questa vita, avvolta nel pastrano e quanto il tribolare umano addosso a quelle pieghe nascoste, dalle oscenità…
quanto ancora non ci è dato di sapere, dov’è la tremula fiammella che sorregge vita, e l’altare di una comunione solo segni vaghi, il resto lo sa l’aurora…
eppure vagando sensi scavando anime e coscienze troviamo la disperazione, di chi non ha, e tante vite perse in segno dell’umanità…
orme di sola pelle lasciate intorno agli altarini e tanti buoni frutti in segno del perdono mai fui così solo in questa moltitudine ribelle…
Momenti inaspettati d’emozioni, le tue carezze rivestono il corpo di nuova pelle lasciandolo fremente tra languidi sguardi.
Là dove finisce l’arcobaleno noi troveremo un variopinto tramonto di colori aranciati che invaderanno i nostri cuori uniti per sempre sconfiggendo la mia solitudine dove esiste un pensiero immortale che ancora vive.
Una mano sulla fronte scacciava ora i pensieri che tormentavano l’anima.
Ed è caduco questo fiore sbocciato in autunno vivo sulla carta come i versi di un poeta. Il deserto è qui in questa mente dove s’alza il calice ed al mito si brinda pregando genuflessi. Illustri illusioni hanno guadato frontiere cercando solo un volto e trovando frammenti su frammenti, cocci indesiderati di maldestri amori. La beatitudine abita dentro una stazione abbandonata dove il vento rabbioso fischia e porta via tutto.
Smarrito è il senso di vorticosi pensieri sui colori ispessiti da un nero seppia tra sillabe sconnesse dall’incepparsi della lingua, sorpresa da nubi in movimento. M’oscura il passaggio un immaginario esistere Trasgredendo ogni regola combatto col tempo.
Deh che son prostro m’accingo guardingo m’attendo che il mostro si stanchi e rimanga solingo
M’attardo frequente mi guardo riflesso, sovente mi scorgo diverso e mi porgo vetrina di me inattesa l’ombra che sembra la mia la vedo che allunga distesa e scimmiotta disegni saltella sui muri e par che si siede chinata si pone sul marciapiede
Eppur di grigio matura e s’avvince da emerito mostro il dispregio trapela da quel gran naso che pare Pinocchio la fata Turchina ed il cocchio ed i corvi impettiti a contemplare di nero vestiti
Trasale singhiozzo m’avvolge sospiro strabuzzo vedendo quell’ombra di pazzo trepida e trema, svolazza la mia anima in pena accendo la luce e spengo quell’ombra che sembra un rapace!
Par di vederli quei teschi sorridenti frutto d’ipocrisie imperlate di falsità. Par di vedere come nicchiano e glissano ai perchè. Non ci sono ansie in questa stanza dove i lussi son permessi e sniffare un “me ne frego” è concesso. Pago con le mani in tasca alla porta m’avvio e delle mie verità vi faccio dono. Ma … ricordate e fatene buon uso.
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autore: Saverio Chiti
Tenue filo si estende sul confine di un fragile giorno, come fossero bruma piccole gocce di rugiada si adagiano su ragnatele del tempo che va, in incontro al tempo,va…
lieve lama di luce s’intravede tra le fronde della magnolia in boccio, in fragili attimi di attesa sono i pensieri miei, ora che nell’alba, è te che aspetto in un abbraccio…
soffia il vento, lo sento arrendersi fra i fiori del germogliato giardino in me, fragile è il cuor mio al solo pensarti fra petali di rose aromatizzate dal dolore di un prolisso desio…
sottile linea è il mare all’orizzonte che disperde il fragile pensiero di te, eppure so d’essere stato notte e poi mattino, provando su di me quella pioggia di lacrime arrovellate su letti aridi di sabbia…
sogno a volte d’essere fola presente sulle pareti dell’anima, ma tu sei fragile, amor mio esile cuore che sa solo amare… e io come potrò dubitare della fugacità del momento che mi rende ancora schiavo di te…