Testardo come un mulo
Autore: Massimo Rozzi
Batto la testa contro muri,
si forma soltanto un bernoccolo
lasciando come ricordo il dolore.
Non rosicchio niente topo sdentato,
la memoria mi insegna, mah
cocciuto percorro la strada difficile.
Rabbia entra per la stupidità,
provo vergogna davanti agli altri,
poi pigro continuo il peregrinare.
Un tuffo nell’emozione, habitué,
entro di getto passeggero portoghese,
donando un umile foglio impiastricciato.
Del cuore lascio l’impronta,
artista antico dell’abecedario sbilenco,
di professori a negare sufficienza.
Il callo mia madre limava,
ma alla fine faceva male,
io soffro, ma proseguo ingobbito.
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