Il Tomo e lo scranno
Autore: mp47pasquino
Arginato scranno,
divelto da stilate ruote,
livella imperiture penne
alloggiate nella culla dell’affanno,
il marcato nero della stampa,
bislungho d’anomale parole,
col tempo il gergo, un premio poi divenne.
L’attento brano ch’è prosato
in travaglio d’uso, inoculato,
s’arricchisce d’eco del postato.
Tomo di soverchie rime e ammaestrato,
a margine di riga composta ad arte
giace la rima che diparte.
O musa non ti dai più pace
la mormora dei conti tace.
Le fronde eccelse di poeti innati,
nell’arena stanno,
confrontar di penna e di talento,
Col fronte di letture
i visitati, s’accrescono,
il commento a volte partigiano,
intriso di leccarda e ricolato ad eco.
Il ticket (quanti non hanno dita per clickare ma son clickati).
(In click e out click)
Spogli di note da mostrare,
ma a chi ha i numeri senza barare,
l’onore ad eccellere nell’anonimato.
Intanto nel gruppo cortigiano eccelle lo stile imposto
in modo strumentale e astruso, ai più ne vien negato accesso.
Volar di piega tra le righe e le pagine a sfogliare,
a volte l’ingegno e la buona prosa vien forgiata,
ma guai a rimarcar la cosa ai patriarcati.
C’è sempre chi fa scuola, offeso s’adira e ti rifila epiteti saccenti.
(Il club dei clik clok)
chi s’appropria del messale e canta messa
e impone l’ortodosso.
Chi per buona quiete tace e si da’ pace.
Chi s’affaccia si diverte e fa’ scorte di pattume ed arte.
Chi tenta come me d’astrusi letterali ed è tenace
prima o poi prende il premio bancarella, al mercato rionale…
lo sconto, su quei tomi abbarbicati avanzo di cantine e di garage.
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