Dudù
Autore: Ardoval
“Nun è ‘o culore d”a pelle
ca te fa bello,
ma chello ca tiene din’ ‘o core
e tire afore”
Dudù sapeva di mare anche d’inverno,
quando la pioggia cade bianca
o quando non piove,
ma l’aria lo stesso bagna.
Dudù aveva gli occhi neri,
che si vedono anche al buio,
quando la luna è spenta
e non ci sono stelle.
Dudù aveva il sogno
di essere leggera,
per volare su un aquilone,
oltre i confini di quel deserto,
dove la sabbia le sbatteva addosso
e la teneva inchiodata alla terra,
tra la scura indifferenza o l’accanirsi della gente.
Dudù aveva la pelle nera
come la notte,
quando il silenzio fa paura
meno del rumore degli sguardi,
quando il respiro non si affanna
a cercare un altro fiato.
Intanto,
il sole volgeva e rivolgeva
il suo volto al mondo,
che continuava a girargli intorno.
Intanto, lo stesso ieri,
diveniva un nuovo giorno.
Dudù aveva la pelle nera,
gli occhi neri
e sapeva di mare
anche quell’alba,
quando con la sua veste rosa,
si fermò sulla scogliera,
inseguendo il sogno di liberarsi da quella prigione,
con la leggerezza di un aquilone.
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