“Signora mia”
un’isola ti accoglie in atterraggio
senza stazioni e porti
per sventolii di mani alle partenze
senza più note
per musicare arrivi e squilli
che riempiano le assenze
solo una radio a pile consumate
che gracchia a tratti pezzi di una vita
e reclamizza a vuoto
memorie accantonate e già scadute
Signora mia
non c’è più fretta
all’ombra dei ritratti ancora appesi
sui rami di una pianta rinsecchita
solo voci in sordina
da pagine sepolte nella rena
e passi muti
senza il timore antico di cadere
da scale sospese in aria
e senza pioli
( Una “creatura di ARTURO MARTINI)
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