Dove volevo io
Autore: mp47pasquino
Ferale diniega,
d’un sarto quel vestito
al conformar tagli e forme
per quel donare l’arte,
d’una piega.
E s’io
l’avessi per amico
mi farei cucir di dosso
un’altra pelle,
diversa flessuosa, imbelle,
finanche di prestanza…
ma…
se mi promette di cucirci
un bel cervello, dentro.
Ed io,
volerò tra voi amici,
di domani
tra voi che oggi
ancor non mi conoscete
e prima che ancor non ero,
ed anteponendo al dopo,
ogni battimani
il plauso,
di un vezzo che mi abbonerete
io lo rintuzzerò,
D’un vestito,
trovar non posso il taglio
il di me che imprime,
posso solo un raglio,
d’un fragor che m’è spiraglio
e di ben altro sta’ del mio travaglio
la vita ch’è dispersa tra le rime.
E fluttua
pregevole l’ascesa
s’inerpica nel vuoto
s’è scoscesa,
s’aggira come soffio tra calura,
tiene, mentre prostra,
nelle tasche un sorso d’allegria,
pronta in bella mostra,
prima di andar via…
l’esalar
che monderà le spighe
all’acquitrino, che al ristagno
il maturar s’evince tra langhe
e psiche,
l’ordir logiche acquiescenti al che,
si giostra per natura,
distolto tra cunette senza righe…
e la mietitura.
E corre, corre…
il giogo,
l’inverdir d’un sentimento
ch’è noto,
il solo altisonante credo
dove necessita il respiro
dove cala quel sipario
dove morde il freno
dove ti disgusti e molli
senza profferir alcuno…
allora sarò giunto…
dove volevo io.
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