Approccio al dialogo poetico by mp47pasquino& Cinzia Baldazzi
riporto qui nel Sito l’argomento iniziato su Facebook che ritengo sia degno di considerazione e rispetto per chi si dedica e si pone al servizio della Poesia…
Pasquale Rea Martino Sfogliandopoesiacom
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Ci piace pensare alla poesia come ad un’opportunità da cogliere ed utilizzare con il riguardo dovuto, ma consideriamo anche che al giorno d’oggi e con l’opportunità della rete e di Facebook in molti, magari stimolati dalle tante poesie pubblicate si accingono a loro volta a poetare, si ritiene che il libro pensiero possa colmare da solo il vuoto sociale che è presente nel reale, mentre nel virtuale ognuno si cimenta a volte con successo avendo le basi ed altri si barcamenano come possono anche scimmiottando altri ed appunto costoro non hanno il mio biasimo, semmai la mia comprensione per cui assieme alla dott.ssa Cinzia Baldazzi ci cimentiamo in dialoghi intesi a fare da supporto per chiunque si approccia alla poesia Vi riporto alcuni commenti avvenuti in Facebook tra me e Cinzia Baldazzi….
dal titolo “Liberare la Poesia”
Sperando di incitare al dialogo e quindi anche disquisire su questo argomento, grazie!
Commenti
Cinzia Baldazzi Allora, caro Pasquale, giunto l’anno nuovo, è anche il momento opportuno per liberare il campo della poesia – per quanti ovviamente ne abbiano opportunità e necessità – del concetto di metrica confusamente inteso, il quale genera qua e là l’impressione che essa sia una facoltà totalmente aggiuntiva del fare poesia, soprattutto nella poesia italiana del Novecento: la quale ha senz’altro stabilito, nei confronti delle tradizionali forme metriche, un rilevante atteggiamento di libertà decisionale instaurando “il verso libero” (da non confondersi con quello sciolto). Ma “il verso libero”, hai ragione Pasquale, non coincide affatto con una metrica assente, è solo una diversa organizzazione di quantità e qualità di accenti, lunghezze, assonanze e via di seguito.
Non mi piace più · Rispondi · 1 · 23 h · Modificato
Cinzia Baldazzi Una volta da studente, poi da lettrice, quindi critica, pur avendo ovviamente studiato la metrica tradizionale greca, latina, italiana, onestamente non posso ritenermi esperta di tale campo. Ma non al punto da non sapere individuare componimenti con o senza metrica, perché il verso libero è, rappresenta anch’esso, per quanto svincolato dalle regole istituzionali, una forma caratterizzata di metrica. “Sotto il nome di verso libero viene compresa ogni forma di versi che, a differenza di quanto avveniva fino all’Ottocento, non rispondono alla regolarità di sillabe, accenti e forme strofiche e che comprendono diversi tipi di metro – e sempre seguendo le indicazioni di Wikipedia, tale genere di versificazione – elencabili in tre diverse tipologie, anche se, in realtà, il tutto risulta essere molto più flessibile potendo essere quasi tutti i tipi di verso libero mescolati.
Si distinguono principalmente:
La polimetria, che consiste nell’uso di versi regolari, per quanto riguarda le sillabe e il ritmo, ma che all’interno della poesia si susseguono in modo imprevedibile, senza costituire strofe regolari.
L’anisosillabismo, quando si formano, su una struttura ritmica regolare, un numero di sillabe maggiori o minori, rispetto a quelle tradizionali, determinando una lunghezza variabile del verso.
Il verso-frase, che varia per numero di battute, accenti ed estensione e che coincide con la pausa creando effetti sentenziosi.
Il verso lineare, il cui carattere metrico viene affidato solamente allo spazio bianco e che può essere rappresentato con una pausa nella dizione”.
Non mi piace più · Rispondi · 1 · 23 h · Modificato
Cinzia Baldazzi Dunque, la metrica, hai ragione Pasquale, anche nel “verso libero”, o liberissimo del Novecento e del Duemila, esiste ed è fondante della poesia; altrettanto libera, ovviamente, rimane la scelta di ignorarla. Sapendo, volendo poeticamente farlo, per ragioni indiscutibili, ma che si pongono al di fuori di una struttura fondamentale della poesia dalle origini ad oggi: è ovvio che i risultati di simile scelta non pregiudicano affatto il successo del prodotto finale, semplicemente si pongono al di fuori del contesto di poesia universalmente inteso.
Non mi piace più · Rispondi · 1 · Ieri alle 8:46
Pasquale Rea Martino Sfogliandopoesiacom Cinzia, ogni Tuo argomento in merito è lodabile ed apprezzabile…ora sta che la molteplicità di amanti della poesia siano numerosissimi, soprattutto dopo che la rete con Facebook ha permesso di creare Gruppi e profili personali, allargando in questo modo orizzonti e vedute e proprio analizzando il fenomeno che notiamo una strabiliante varietà nell’uso delle regole e soprattutto nell’applicarle…prendo ad esempio me che agli inizi cioè da ragazzo pensavo che mettere parole e pensieri andare a capo e magari impostare i versi in quartine ecc. e magari trovare rime potesse ritenersi già un modo di fare poesia, poi con gli anni, con le letture più o meno mirate pur non applicando alla lettera la “Metrica” ho trovato un compromesso molto personale basato sull0istinto e sull’esperienza arrivando a giocare con le parole affinando col tempo anche la ritmica e la musicalità nel senso più elementare e questo non perché non ritenessi la “Metrica” degna di rispetto, ma per motivi strettamente personali che sin da piccolo ho sempre rifiutato l’apprendere scolastico fatto di regole e date da ricordare a pappagallo (purtroppo per carenza personale) e quindi per il mio essere è più consono apprendere ed applicare una sorta di conoscenza tuttologica basata sulle minime norme ed elaborata sposandola al mio essere…
Ritengo che come fai notare Tu Cinzia Baldazzi che lo studio e la conoscenza delle regole sia importante e non solo, per crescere occorre mettersi in gioco ed accettare una critica costruttiva e corroborante affinché le proprie capacità siano confortate e corroborate dal confronto andando ad arricchire la propria esperienza…non so quanti possano e vogliano partecipare ad arricchire questo argomento e magari aprirsi al confronto poetico, grazie Cinzia Baldazzi, per questo contributo.
Mi piace · Rispondi · 1 · 23 h
Pasquale Rea Martino Sfogliandopoesiacom A volte alcuni scimmiottano la poesia o tentano di farla andando a parare a volte in qualcosa che poi non riescono a gestire trattando l’argomento con leggerezza e a volte con vergogna…a parte le qualità innate ed istintive se non si legge alo fine di formarsi almeno una base su cui poter attingere difficilmente poi ne esce fuori qualcosa di buono…alcuni pensano che trattare ed approfondire questi argomenti vadano contro chi ha poche qualità o è agli inizi del percorso poetico e sappiamo bene che non è così, al contrario chi va contro costoro è chi osanna e commenta benevolmente poiché non sortiscono nulla di educativo all’apprendere e sappiamo inoltre che nasce un Poeta ogni cent’anni se va bene, quindi consiglio di essere vicini e partecipare a quelle persone che non montano in cattedra, ma si adoperano, comunicano ed instaurano approcci di colloquio attraverso argomenti e commenti sul genere.
Mi piace · Rispondi · 1 · 23 h
Cinzia Baldazzi Grazie a te, Pasquale, è solo un tentativo, da parte di un critico, di chiarire alcuni termini: non assolutamente al fine di raggiungere uno scopo accademico (cosa che, ripeto, in campo metrico, non sarei in grado di fare) ma, piuttosto, per rendere espliciti alcuni dati costittutivi nel fare poesia – come la metrica – accertati, contestati o potenziati nella poetica contemporanea.
Non mi piace più · Rispondi · 1 · 23 h

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