E fu che giovine fanciulla raggirata e soggiogata passò dalla padella alla brace; Sfuggì dal depravato signorotto e finì dal canonico corrotto!
Autore:mp47pasquino©t.d.r.
Venne a dimandar l’incenso
tronca di favella et intonsa
che di spavento ancor mirava
ombre di paura et inorridiva
fu simil gioco l’approntar disegno
che tra le pieghe della gonna trapelava
quel busto pellegrino lasco
ed il pendolar lacciolo ancora traspariva…
Fu del gran tumulto pria che a lume di candela
la matrona irruppe nella sala, con far burlesca
nel buio s’annaspava che s’avvide della tresca
tra il signor consorte e la di lei damigella, fanciulla fresca
s’avvide lei che lui prono tra le pieghe andava
a rimirar gentili anse si ben tornite tra le trina
e le fattezze d’angelica sirena, come pazzo la brancava
e come mantice sconnesso s’ansimava…
Mai furono comprese e accette, scelleratezze sue
dell’agitar tenzone scalpitava e si doleva
dell’intrallazzo rotto, tale fu l’insulto al giogo ed al sollazzo
che tosto prese la matrona per il collo e paonazzo
serrò le dita affinché sussulto, terminò singhiozzo
Tenera fanciulla si librò correndo, di terror presa
fuggi tremante nella sagrestia della chiesa antistante
tra le braccia del curato s’adagiò, spaventa et incurante
ch’el vegliardo sozzo già palpava e gongolante
s’apprestava a coprir lo fiore affranto e titubante
e con l’arte e la funzione il gran fetente l’ammansì
tra braccia adunche l’abbrancò e fece la funzione
e benedisse…
com’angelo del ciel, trafisse pelle, agognò perdono
tra mea culpa e strie di cilicio della fanciulla, cantò lodi e gloria!
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