Un dì un messere
T’agiti messere
del maltolto obietti a non finire
di qual cagione aspiri il divenire
se ti inerpichi a parole
del tuo bel fare netto
di supposta boria ne hai dentro il petto
dimentico ad asporto la tua fole
com’intanto geme il tuo garretto
il fremito vessillo issato
ad impugnar donzella,
scettro ambito
di quella pugna affranto
nel digrignar favella
abusi del tuo stato
cavalier convinto
soggiacer ancella
tuo dover l’agone
mulinar quell’asta
di giovine dragone
che poi cotanto ardore brace
si soggiace
tra la cenere incapace
s’arrovella al dire ingrato
di quell’ancella spurio
d’un maschio ch’è disarcionato!
Ed al nitrito
quel ronzino urla
di tanta boria ch’è finita in burla.
mp47pasquino©t.d.r.
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