Silente canto
Ferale
quel passo che stonda
d’appresso agli argini sconvolti
buio
oltre quel divelto squasso,
l’onda,
dei perché nemmeno l’ombra
tra le fette della torta tagli
ferite tra le più profonde
e le pochezze tra l’orripilanti masse
vanno ad imbrattar coscienze.
Potessi
m’avvolgerei ad un secolar ulivo
tra i contorti incavi gli occhi,
delle foglie
al trepitar del vento
ne farei urla…
a fischiare il mio disprezzo
a quel mondo avaro e gretto
e dai frutti
colar mia linfa.
Tutto è dipinto
tra verdeggianti oasi
aridi deserti ed anime d’insulso
avvicendare
del magico accadere il fato
stende mani di vernice
in quel perdurar avvinto
giace in fondo
l’ostracismo e la pedanteria.
Autore: mp47pasquino
Poesia inserita il 12/05/2012