Il mar m’incaglia
Il mar m’incaglia, tra spire e spume,
Il vorticar di mulinelli tira a fondo senza tema…
Tra i flussi dibatte e infrange il verso dell’acume
Ristora il pianto, intorno soave canto, intanto
Il cor contento dischiude la corteccia d’amaranto…
Che il ben ristora fin dentro, la dove pulsa incanto.
Esperidi elfi e gnomi questi nel fondo dei burroni.
Sentivo ulular dal vento, che della notte era il canto.
E le sirene poste tra le onde e il mareggiare fan da eco ai suoni
ed il cozzare su rocce nere dov’era custodito il santo.
File umane in processione e sordi tonfi di martello al cuore…
Culpa mea culpa il recitare, lorde vesti trascinate claudicando,
orde di fanti ch’aveano le piaghe al petto ed i tamburi stanchi di rullare…
Guerre nefande han spento innocenti vite ed ora si procede a farsi miracolare.
Colonne d’acqua innalzanti facenti muri e la folla in mezzo s’agitava,
tra ceri spenti e rosari da sgranare, pressavano, la calca calpestava…
Gente senza più forza che arrancava altri coi dispersori d’incenso il fumo
e l’odore acre del sangue raggrumato ferite tumefatte incorniciava.
Chi mai osanna il male al premio del dolore e le vesti d’ardere in gran luce,
mentre piedi scarni s’aprivano tra i selci aguzzi, lunghe schiere, senza duce…
Ammicca il canto di gesta, eroi e puri, dati ai pasti di grosse fiere…
Tra le guerre a macerare umani distese d’erba verde, ingrassano brughiere.
Autore: mp47pasquino
Poesia del 05/12/2008
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