A fil di pelle
È palpito crescente
quel costante velo e le adiacenze
d’un vestito troppo corto
da indossare…
la vita bassa
e le mutandine da guardare
che ti fanno ressa.
Tu discendi,
l’esploso dei miei sogni
e mi ricordi vivide emozioni,
i miei bisogni,
tessere su te, le alternative
le mie gioie…
le più tardive
sciolti,
quei capelli infrangono regole
l’attratto di una gazzella d’ammirare
e sciolte le tue gambe da guardare
un rimirar di bocca da baciare
a fil di pelle
il rosolar m’avvolge…
la tua carne
e il brulicar di ritmi e impressioni
tu donna…
delirio mi scompone all’assuefatto
l’avvizzir di me al tuo cospetto
reclama ed urla senza più rispetto,
amore di una notte senza fine,
restar contratto,
infine fuso o Dea.
È
l’ansimarti e il respirarti dentro
di quell’alcova madre, sento
il ribollir focose carni, fra tremule
conchiglie rosa.
È
il perdermi tra le evanescenti mani
pendule,
fra le sporgenze tattili perdo i miei domani,
incredule
saran le ore, al mio girovagarti,
non scenderà sete all’argentinea polla
né saremo gli unici rimasti
d’un mondo che si va scemando.
È
il grigior che abbiamo intorno
a tinger rosa il nostro incontro
rosse le tue labbra la rugiada di un buon giorno
rimane tutto un sogno,
l’immagine che mi rimane dentro.
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