ASFODELO
avremo
– dicevi –
in pegno
un’altra vita
giorni senza morse di gelo
tutti nuovi
gambe di ballo al chiaro della luna
ed un violare bocche
dischiuse ancora a farsi sanguinare
bagaglio
in una mano
di petali colorati di pensieri
nell’altra
rinserrata a pugno
un sogno inquieto
e un fiore sopra
chino in attesa
e in atto di preghiera
e sono roccia
– ora –
una lavagna a lutto sulla schiena
e nera gramigna mi stringe tra le dita
un asfodelo secco
rovesciato.
[(Questa è una delle composizioni create nel chiuso del mio silenzio, lontana da chi mi sta accanto e che non intendo fare soffrire. Le circostanze in cui mi rifugio nella poesia, mi racchiudo in essa, sono, solitamente, e vacanze relative a determinate festività, quali Natale, Capodanno, Pasqua, che possono essere allegre, piene di disegni e proponimenti, ma, purtroppo, anche tristissime e solitarie. Per molti, come me, infatti, nei giorni rumorosi delle feste, si è tentati di tornare sui propri passi, di riaprire storie passate, fare rivivere delle assenze e struggersi nel fare un bilancio di quello che si ha e di quello che non si ha. Per fortuna, però, trovo sempre la forza di evitare di crogiolarmi nella malinconia, e, una volta accostate le imposte del passato, torno a gioire, per le cose belle che ho vissuto, e guardo in avanti felice di quello che mi è stato donato: i miei figli, e il sorriso dei miei nipoti, presenze reali, calde d’amore e speranze. A. M. C. )]
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