Dimmi… se sai ancora
dimmi
di quei tramonti
che sgranavamo lenti
con gli occhi che attendevano la notte
quando la brezza fresca di ponente
pungeva e confondeva
ritmi incerti di ansie di pensieri
stava distesa
allora
la clessidra
quando su altari in festa
fra inni e tripudi in danza di candele
complice ci appendeva
ad ali di labbra e mani
per geometrie di seta
ed arabeschi vari di piacere
magici a ricercare
chiarori accesi d’albe
dentro il buio
dimmi
e dimmi
ora
dimmi
il perché
di questi giorni curvi
sotto tendaggi cupi di foschie
di questo sbriciolarsi della cera
che sfrego dentro i palmi
per riplasmarmi l’eco di un tepore
dimmi
il perché
di questo sguardo fisso alle pareti bianche del silenzio
di questo orecchio attento a raccattare voci di un addio
di questo corpo che mi imprigiona viva
ma resta
solo e fermo
alla deriva muta e senza vento
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