ARSENICO
S’impara dal riso
quello che fa rumore
tanto da nascondere
l’anima sporca del banchiere
un rumore di grida e vino
per non pensare al divino
adottivo figlio d’ogni tormento
prima che arrivi l’adescamento
ubriacatura di nari pieni di nebbia
da terra s’alzano voci afone di sabbia
il desiderio gela il sangue
e cerchia la sera nell’idea che langue
la pioggia ha la sua partenza
bagna e avvolge nell’avvenenza
su nel cielo sol angeli neri
e l’anima non ferma i bracconieri
s’apre quel balcone
sgomento
senza paura del disprezzo
e di ciò che sento
mi batte ostinata eco
sussurrata al mio ego
sotto scarpe imbrattate…
e ammollate d’arsenico!
Autore: GiorgioDello
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